domenica 17 giugno 2007

Bacio alla Francese

Questa volta mio padre mi strozza davvero.- osservò Piero guardandosi le scarpe della festa con la vernice nera latitante in più punti e un tacco aggrappato alla suola grazie ad un unico,ostinato, chiodo.
Seguii il suo sguardo sui calzettoni bianchi, uno ammainato senza speranza, l'altro deturpato da una macchia di grasso.
- E quello ? - chiesi indicando un graffio fresco fresco tra l'arcipelago di croste del ginocchio.
- Quel giandone di Via Saffi ! Una falciata da dietro da impiccarlo sul posto.
- Da quando vengono quelli è diventato impossibile giocare in parrocchia.- intervenne Massimo
- Sono più stronzi della merda.- confermai- Per colpa loro non ho nemmeno fatto la comunione.
- Come mai?
- Perché oggi in chiesa c'era un casino di gente e tra confessione e penitenza quando ho finito tutto la comunione era già passata. Allora sono andato al campetto ad aspettare il secondo giro e uno di quelli lì prima fa un fallo e poi gol!
- Questo cosa cazzo c'entra con la tua comunione?- chiese Massimo
- C'entra sì. Gli ho dato dello stronzo,dell'idiota e della faccia da culo e in più mi è anche scappato un dio bòno dovevo tornare a confessarmi ma sòccia...
- Da quanto tempo non ti confessi fratello? -scimmiottò Piero - Da dieci minuti padre. Un record!
- Vabbè, mica posso passare tutta la domenica andando avanti indietro dal confessionale!
- Tanto per quello che poi gli diciamo- sentenziò Massimo grattandosi il lungo naso da Comanche.
- E' vero! Sono sempre le solite quattro cazzate - intervenì Piero che subito recitò- Ho disubbidito a mia madre, ho fatto incazzare,pardon, arrabbiare il maestro, mi sono dimenticato le orazioni...
- ... ho commesso atti impuri.- suggerì Massimo
- Oh, sei scemo ? Per una volta che mi è scappato detto mi ha piantato una di quelle tomelle !
- Su San Luigi ?
- Sì... no... ha detto qualcosa circa la fatica che si fa che è uguale a quella che si farebbe giocando una partita di calcio da novanta minuti.
- Cazzo Piero, tu puoi fare i campionati di A e B contemporaneamente !
- Allora te che non ci riesci ?
- Mi scappa da ridere.- giustificai
- E' un problema di concentrazione- spiegò Massimo
- Comunque Don Mario non lo chiede mai- dissi cercando di spostare l'argomento - Don Ricci invece sì..
- L'ha domandato anche a me
Tutti guardammo Lucio che si era inserito a sorpresa nei nostri discorsi da adulti undicenni.
- Cosa ti ha chiesto ?- inquisì Massimo
- Se avevo commesso atti impuri, e quando gli ho domandato cosa voleva dire, ha detto che voleva sapere se mi toccavo.
- Cosa hai risposto ?
- Che quando accarezzo il gatto lui fa le fusa, e così anche io, mi tocco la testa per vedere se è così bello.
Tutti ridemmo sguaiatamente.
- Miao, miao.
- Pucci, miao.
- Si tocca la testa perché è una testa di cazzo!
- Dai non offenderlo povero micino !
- Sì, ma lui se ne sbatte le palle -sbraitò Piero afferandosi le orecchie e agitandole.
Il bambino ci guardava indeciso se iniziare a piangere oppure unirsi alle nostre risate, poi Massimo gli risolse il dubbio assestandogli una manata sulle spalle sottili.
- Bravo !- esclamò - Almeno che te lo chieda chiaramente.-
- Cosa ?
- Se ti fai delle pippe ! - Con un sapiente colpo di pedale impennò la bicicletta da cross, percorse qualche metro con la ruota anteriore sollevata dal marciapiede e,oramai vicinissimo al portone di casa, urlò: - Ci vediamo giù alle due e mezza.!
- See - sbottò Piero - Con le scarpe nuove ridotte così e i compiti da finire, se soppravvivo sarò giù a mezzanotte!-
- Io ho da fare la poesia a memoria.- dissi comprensivo.
Il mio amico guardò Lucio ancora intento a massaggiarsi la scapola alata.
- Te che cazzo di compiti hai da fare ?- chiese aggressivo.
- Delle tabelline.
- Tabelline ! Comoda la vita a otto anni.- commentò saggiamente incamminandosi verso il suo destino.

- Cambio portiere !
- Ancora una azione, dai!
- Soccia sono due ore che sono in porta !- protestò Dario prima di tornare in posizione.
La partita di calcio era nel pieno del suo svolgimento, naturalmente nel nostro esclusivo Maracanà: la strada. Parallela ai larghi viali della circonvallazione, diritta e poco frequentata, era il territorio abituale delle nostre scorribande, specie dove i palazzi anteguerra lasciavano il posto a fabbricati più recenti inframmezzati da stretti cortili privati i cui cancelli diventavano ideali porte per i tornei.
Roberto cercava un dribbling destreggiandosi tra l'avversario e una 600.
- Dai cazzo passa !- sbottai - Chi sei, Chiarugi ?
Non mi badò tentando piuttosto l'azione di fino usando il marciapiede come sponda. Inaspettatamente il gioco stava riuscendo quando Piero urlò:
- Il gufo ! Il gufo!
L'altro si bloccò subito cercando il temuto e odiato berretto bianco del vigile, pronto ad una rapidissima fuga con il pallone, Massimo gli soffiò la sfera e dalle sue lunghe gambe cavalettoidi uscì una bomba che esplose alle spalle del portiere.
- Rete !- esultò alzando le braccia - Alla Pierino Prati !
- Non vale ! - protestò subito Roberto - Piero ha urlato che c'era il vigile e invece non era vero.!
- Solo un fido interrompe il gioco.
- Ma dire che c'è il pullone è come dire fido.
- Mica ho detto che c’ era il pullone.- intervenì Piero con stupenda faccia da bronzo.
- No mica! e il gufo cosa è allora?
- Un volatile.- rispose non trattenendo la risata.
- Vaffanculo Piero, e anche te Massimo, tutti e due.
- Vacci te- rimbeccò Massimo - E portati anche il tuo orso di pezza.
Doveva avere toccato un tasto delicato perché Roberto cambiò colore, poi urlò -Stronzo !- dandogli uno spintone da dietro.
- Alle spalle vigliacco- sibilò melodrammaticamente l'altro prima di reagire.
Continuammo a passarci la palla gettando giusto un occhio distratto alla rissa.
- Scommetto quattro soldatini formica su Massimo.- proposi
- Non vale, vince sempre.- rispose Dario.
- Perché tra di noi è vietato darci pugni in faccia.- spiegò Piero - Se no con quella canappia che si ritrova...
- Ieri a scuola ho dato una tozza in faccia ad un tipo.- dissi con finta indifferenza.
- Davvero ? - chiesero gli altri subito interessati.
- Sì, aveva detto che ero un figlio di puttana.
- E gli hai dato un pugno ?
- In faccia.- confermai
- E lui ?
- Mi ha tirato uno schiaffo, poi è arrivata la proff. di matematica e bona lè.
- Beh, un pugno è più tosto di uno schiaffo.
- Anche un calcio nei marroni è tosto.- puntualizzò Dario.
- Sì, anche quello.- concesse Piero.
Nel frattempo la lotta si era conclusa, naturalmente con la vittoria di Massimo che grazie ad un colpo di simil judo aveva atterrato il contendente, e ora si univa noi sentenziando:
- Tre a due per noi e Roberto in porta.
- Era ora !!- gioì Dario lanciando la palla verso lo sconfitto.
Ma questi era ancora troppo carico di rabbia repressa che scaricò tutta in un grandioso calcio alla sfera, mandandola a stamparsi contro la portiera di un mille cento.
- Alaùra, porca madosca !- abbaiò una voce dall'alto - Avlì smattlar o ciam i carabinir ?
- Chiama le corna che porti in fronte ! - ribatté Piero e, senza attendere ulteriori repliche ci disperdemmo immediatamente.
- Quel tipo lì si incazza sempre quando giochiamo.- commentai una volta al sicuro.
- Fa il panettiere e lavora di notte.
- Ma perché gli hai detto quella roba ?
- Perché è vero. - spiegò Piero - Ho sentito papà che diceva con la mamma che ha visto la moglie di lui con un altro uomo e che si baciavano, ed era un bacio alla francese, mica uno normale !
- E come è un bacio alla francese ? - chiese Dario.
Piero alzò le spalle. - Esattamente non lo sò, però la mamma ha detto con papà che lui è un malizioso e che si sarà sbagliato e lui ha risposto:" Nessun sbaglio, ti beli scurdè che mè, in chi cuì lè ai era un professaur ?"-
Massimo intervenne: - Un bacio alla francese è un fiocco. Si bacia la donna mettendogli le labbra aperte sopra le sue, così.- cercò di mimare con le lunghe dita poi ci rinunciò. - Ma è più un casino spiegarlo che farlo.- concluse.
- Ma lo fanno solo i francesi ?
- Idiota, se lo fa anche mia sorella !
- L'hai vista ?
- No ma lo immagino. Quando fa le feste giocano sempre al giro della bottiglia, quindi...
- Cosa è il giro della bottiglia ?
- Ci si siede in cerchio con al centro una bottiglia vuota, poi uno dice , che so', fiocco, e fa girare la bottiglia su se stessa. Quando si ferma chi ha parlato dà un fiocco a chi è indicata dalla imboccatura.
- E se sono due maschi?
- Ci si stringe la mano oppure ci si dà una tozza sulla spalla, a meno che uno dei due non sia Roberto che allora gli si mette la bottiglia nel culo.
- Bottiglia o no, quel gol non era valido.- concluse il diretto interessato-
II
Il largo manubrio della bici da cross sfiorò il pensionato fermo ad aspettare l'autobus.
- Oh cinno !- protestò - Ti menga Nuvolari, và ban piò pianen !
- Azidant ai vìcc baccocch e rimbambè ! - ribattei spingendo più forte sui pedali per riprendere lo sprint di Dario.
- In volata !- urlò lui voltando per la nostra strada.
Piegato in avanti pedalai freneticamente fino a raggiungere il gruppo di amici fermi a discutere sul marciapiede, e allora bloccai un freno lasciando andare in derapata la ruota posteriore.
- Primo !- annunciai subito.
- Col culo !- replicò subito Dario posteggiando la bici - Ti ho dato mezza ruota di distacco !
Abbandonammo subito la disputa perché la banda sembrava intenta ad una più interessante discussione.
- E' vero vi dico- stava dicendo un Lorenzo particolarmente stizzoso.
Piero fischiò imitando la parabola di una bomba.
- FFiiiuuuu bam! Zacca!.
- Non è una zecca, è la verità !
- Oh- disse qualcuno coinvolgendoci - Dice che ha visto una tivù a colori !
- See, e magari con cinque o sei canali !- risposi subito.
- La TV a colori c'è solo in America o in Inghilterra.
- Vi dico che l'ho vista, in una villa in quella strada qua dietro.- replicò ostinatamente Lorenzo.- Si vede dalla strada cazzo !
- E' vero, lì hanno anche la radio a colori !
- E' la verità e voi siete degli stronzi !
- Siamo stronzi ma a colori
- Facciamo così- tagliò corto Massimo - Stasera si và a vedere. Potete tutti?
- Io sì- risposi un po' insicuro.
Piero sbuffò: - Cazzo se voglio uscire mi toccherà mangiare la verdura- poi, ad uso esclusivo di Lorenzo aggiunse:- Che poi se era una zecca ti caccio una tozza in testa che dopo ti ci vuole l'ascensore per scendere dal marciapiede !
Dopo cena raggiunsi gli amici giù in strada.
Gli ultimi scampoli dell'estate avevano lasciato nelle nostre famiglie briciole di permissività e c'era tutta la combriccola compreso Piero, che arrivò per ultimo e con una espressione schifata stampata sulla faccia.
- Blah!- esordì - C'erano i broccoli. Se me li hai fatti mangiare per niente...- concluse mostrando a Lorenzo il pugno chiuso.
- Allora ?- intervenne Massimo - dove cazzo stà questa Tv ?
- Su verso Saragozza.
- Abbiamo delle armi ?- si informò Dario.
- Cazzo ce ne facciamo ?
- Per difesa.
- Quelli di via Saffi non arrivano fino a quelle parti.
- Non eravamo in pace con loro ?
- Non dopo che hanno cercato di menarmi.- risposi
- Dai ! Veramente ?
- Tornavo da ripetizione e mi hanno ataccato. - iniziai a spiegare - ho dovuto rompere la cerbottana in testa ad uno.
- Ma tu vai a ripetizione con la cerbottana ?
Ignorai l'obiezione proseguendo nel racconto: - Ho tirato un calcio nella gamba ad un altro e una spinta ad un terzo, poi sono sfuggito al quarto che mi ha inseguito...
- A me avevi detto che erano in due, non in quattro.- intervenì un sospettoso Piero.
- Vabbè !
- Andiamo o stiamo qui a fare la muffa?- sollecitò Massimo incamminandosi.
- Almeno una fionda.- borbottò Dario poco convinto.
Uscimmo dal nostro territorio diretti verso una delle vecchie zone residenziali appena fuori la cerchia delle muea. Ora eravamo più composti e silenziosi, intimoriti dalle facciate dei palazzi piene di decorazioni e fregi e dalle pesanti cancellate oltre le quali si intravedevano spezzoni di ville e giardini.
- Da te si vede il retro di queste case ?- mi chiese Piero.
- Di quelle più in giù.- risposi indicando il prolungamento della strada verso via Andrea Costa.
- Come sono ?
- Hanno dei giardini enormi ! Pieni di alberi e attaccati a quelli che ci sono nella nostra strada.
- Ad abitare dal lato dove sto' io non si direbbe che la nostra via abbia tanti giardini.
- Ce ne sono un casino, non grandi come quelli di questa strada, ma ce ne sono sì.
- Mi piacerebbe averne uno.
- Per giocarci ?
- Va là ! Per quello c'è già la strada. No, mi piacerebbe per tenerci un cane.
- E che te ne fai di un cane ? - intervenne Dario.
- Lo addestro a mangiarti i marroni.
- Allora muore di fame- rilanciai
- E' quella ! è quella! - annunciò un eccitatissimo Lorenzo indicando una palazzina gialla protetta da una recinzione.
Massimo adottò subito il suo miglior cipiglio da condottiero.
- In camuffa adesso. Siamo lontani da casa e se ci scoprono succede un casino.
- Chiamerebbero la polizia ?
- Può darsi, quindi occhio.
Abituati a scavalcare cancelli ben più ostili per recuperare palloni calciati fuori mira, in pochi secondi eravamo agrappati sull'inferriata ad allungare lo sguardo oltre la finestra indicataci da Lorenzo.
Una grossa poltrona dal tessuto a fiori da cui spuntava una lucida nuca, quadri alle pareti, un tavolo. I mobili scuri accentuavano la prima penombra serale, rischiarata solo dal monoscopio della Tv. Ma non era il solito biancore latigginoso ben conosciuto, bensì una luce rossiccia.
Riuscii a vedere un primo piano di Alberto Sordi, prima che Dario esclamasse:
- Cazzo, ha la faccia verde !
La nuca pelata si voltò verso di noi.
- Via !- ordinò Massimo lasciandosi cadere sul marciapiede.
Ripercorremmo la strada a passo di fuga, poi, stabilito che nessuno ci inseguiva per incarcerarci, riprendemmo l'andatura normale.
- Visto... visto che avevo ragione ? è a colori.- ansimò Lorenzo.
Il pugno gli arrivò con precisione sul nervo della spalla.
- Era un foglio di plastica colorato. Deficente ! Celeste in alto, rosso verde in basso.
- Ma vi immaginate vedere "Belfagor" in quella maniera ?
- Tu Dario hai paura di vederlo anche in bianco e nero
- Non è vero !
- Dai che lo sappiamo che quando lo danno in Tv vai a letto.
- Volete che vi racconti l'ultima puntata ?- replicò in tono di sfida.
- Avrai letto la trama sul Radiocorriere.- disse Massimo
- O essertela fatta raccontare da tua madre.
- Oh ! Ma e il Quartetto Cetra con le faccie verdi ? - proposi.
- Soccia che schifezza !
- Mai più dei broccoli di mia madre. - sentenziò Piero tirando una pedata a Lorenzo.
- Oh, ma mi lasci stare ?
- Può darsi. Dopo che ti avrò ucciso però:
Abbassò il tono di voce sussurando:- E non andrò nemmeno in galera perchè evocherò un mostro che alla notte verrà in camera tua e per prima cosa ti paralizzerà la lingia. Poi ti toglierà una unghia dopo l'altra ...
- Dai piantala !- si spazientì l'altro con sommo gaudio di Piero.
- Il mostro broccoletto, verde e puzzolente....
- Guardate ! - Interruppi - stanno buttando giù il vecchio capannone.
Andammo tutti a vedere il fabbricato dall'altra parte della strada già in buona parte della strada già per buona parte fatto sparire da una impresa di demolizioni.
- Cosa ci faranno ?
- Forse un condominio ?
- Già come quello al''angolo con i viali.
- Chissà se mettono un portiere anche qui. - si chiese Massimo riservandoci un sorrisetto complice e un po' maligno.
Infatti i nostri rapporti con il custode del complesso immobiliare non si potevano esattamente definire idilliaci. Nel corso del nostro abituale girovagare eravamo entrati nel cortile interno su cui si affcciavano i moderni palazzi, e stavamo discutendo sul senso misterioso di quel giardinetto con tutta una serie di cartelli che ne limitavano il gioco e i rumori quando il portiere uscì dal suo gabbiotto a vetri e ci affrontò claudicante ma non per questo, meno battagliero.
- A che numero state ? - chiese sospettoso.
- Al dieci. - rispose Massimo con sicurezza.
- Qui i numeri arrivano solo fino al sette. Via, aria, tornate a casa vostra.
- Perchè ? Non stavamo mica facendo niente di male. - replicai per niente intimorito dal suo tono spiccio.
- Perchè questa è proprietà privata. Fora, raus.!
- Dove stà scritto?
- Cinno ! Và a cà tò o tal dagh mè duvel scrett !! - rispose spazientito aviccinandosi minacciosamente.
Naturalmente, grazie a questo fatto, il luogo acquisì una attrazione irresistibile, tanto più che scoprimmo subito l'esistenza di una rampa d'accesso ai sotteranei che diventarono il posto ideale per far scoppiare petardi, attendere che comparisse il portiere, nasconderci nel labirinto di box, cantine e scale comuni, fare due o tre botti in barba alle sue maledizioni e così via.
- Vè lì, c'è un cancello.
Dario indicò un pezzo di recinzione abbandonato in mezzo ai detriti. Due sbarre erano incurvate quel tanto che bastava per permettere ai nostri corpi di intofularsi dentro.
- Vi ricordate quella volta che ci abbiamo trovato il barbone ?
- Merda che pippaculo !
- Che poi era innocuo.
- Sì, dicevano così, però...
- E scappando Lorenzo si è incastrato tra le sbarre ! - ricordò Dario sghignazzando.
- E si è messo a piangere !
- Non è vero!- protestò l'interessato.
- Va là pallone!
- Ciccio bomba cannoniere ha tre buchi nel sedere ...- iniziammo a cantare, ma Massimo ci zittì subito.
- C'è qualcuno.
Da dietro un escavatore sbucò una figura magra e curva che indossava un vecchio impermeabile militare completamente incongruo per il clima.
- E' il barbone !
- Cazzo lo dicevo io che ci voleva almeno una fionda ! - osservò un preoccupato Dario.
L'uomo parve non notare la nostra presenza, o forse non gliene fregò niente, si chinò a raccoglieree qualcosa che poi ripose in una vecchia borsa da ginnastica, scavalcò delle pietre e sparì in quello che restava del magazzino.
- Chissà dove andrà a stare ?
- Probabilmente in quella casa di fianco alla tua.- rispose Massimo.
- Non è vuota ?
- Per adesso sì - risposi - Però iere c'erano in giardino dei tipi con degli strumenti strani.
- Forse cercavano un tesoro.
- O forse un cadavere.
- Per me l'unica cosa che possono trovare sono delle topacce lunghe un metro. Ogni tanto dalla finestra provo a spararci con l'Oklaoma ma... riga.
- La pisola non va bene - intervenì Massimo - Bisogna che venga con la carabima e i pimbini.
- Bisognerebbe avere un fucile con il canocchiale. - suggerì Dario.
- O un gatto.
- No Piero, il gatto non basta - replicai - Sono tope grosse come cavalli.
- Allora una tigre - rilanciò l'amico - E dove c'è una tigre chi c'è ? Sandokaaaan ! - concluse saltando sulle mie spalle.
- Prendiamo il leone dei giardini Margherita.
- Tra un po' ci metteranno una pantera . - rivelò Lorenzo
- Una pantera ?
- Sì, nera.- confermò serio.- Ho visto quando la portavano...
Un cazzotto diretto al centro della schiena lo interruppe.
- Bona lè con le zecche - tagliò corto Massimo - Andiamo a casa che hanno già acceso i lampioni.
- E che siamo anche senza armi.- sottolineò Dario.
III°
Il bordo del marciapiede era uno stretto passaggio gettato su un dirupo e, nonostante la pesante cartella sulle spalle e la leggera pioggia autunnale me la stavo cavando abbastanza bene riuscendo ad evitare la caduta. Alzai lo sguardo per valutare la distanza che mi separava dal portone di casa e vidi Massimo fare un richiamo con il braccio.
Dimenticai i coccodrilli che imperversavono sotto di me e saltai atterrando in una pozzanghera.
- Hai molti compiti ? - chiese una volta che lo ebbi raggiunto.
L'espressione grave prometteva una azione interessante e d'istino risposi:
- No, perchè ?
- Il portiere ha preso Piero.
- Cazzo ! - esclamai colpito._ Cosa è successo ?
- Ieri pomeriggio siamo andati giù nel soterraneo con un porno, hai presente dove ci mettiamo sempre ?
- In quel box vicino alla scala.
- Esatto. E' il posto migliore perchè puoi fuggire o dalle scale o dal garage. Bene, stavamo leggendo la posta intima quando è arrivato quel pezzo di merda.
- Siete scappati dalle scale ?
- Sì, come abbiamo già fatto un fottio di volte, però lo stronzo prima di scendere aveva dato un giro di chiave alla porta che c'è in cima.
- Merda ! e allora ?
- Ah, allora un cazzo. Ci siamo trovati sul pianerottolo con davanti una porta chiusa a chiave, e dietro una scala da cui saliva un infame incazzato. Io gli ho tirato il giornalino in fronte e sono riuscito a sfuggirgli, ma Piero no, l'ha beccato in pieno.
- Cazzo che sfiga !
- Già, pensa a casa che bordello. Non vorrei essere nei suoi panni.
Meditammo un po' sulle sfortune della vita e del nostro amico in particolare poi Massimo propose:
- Ho già una mezza idea per la spedizione punitiva, ci vediamo alle tre ?
- Cazzo, neanche da chiedere.
Con ramazza e paletta il custode raccoglieva un paio di foglie secche, zoppicava verso il bidone in plastica e le buttava dentro.
- Perchè ne raccoglie così poche ?- chiesi a bassa voce.
- Perchè così sembra che lavori di più.- rispose Massimo.
L'uomo ci mostrò nuovamente le spalle, preso dal suo tran-tran e ignaro di essere spiato.
- Ora !- sussurrò il mio socio.
Al riparo della colonna fece scattare l'accendino innescando la miccia della serie di petardi. Con gli occhi fissi sulla zimarra grigia del nemico arrivammo velocemente all'alto bidone dei rifiuti, gettammo le bombe e ritornammo silenziosamente al riparo.
I tempi furono perfetti. Il custode tornò con il magro carico di fogliame, alzò la paletta per depositarlo e dal bidone uscirono una serie di botti a raffica.
Con insospettata agilità saltò all'indietro lasciando cadere gli attrezzi del mestiere, poi ci vide in fuga, realizzò all'incirca cosa poteva essere accaduto ed iniziò ad urlare:
- Brott delinquant d'un assassen ! S'av ciàp av tir al coll !
- Tirati l'oca !- ripondemmo lanciandogli un altro petardo.
Una volta al sicuro commentammo:
- Hai visto che faccia che ha fatto ?
- Soccia, ancora un po' e gli pigliava un coccolone !
- Se gli deve tirare una crepa spero che succeda quando si tirerà una pippa con il MIO giornalino. - augurò Massimo.
- Che cosa era ?
- Un "Caballero Speciale".
- Dai ! Ma costa un fottio !
- E dovevi vedere le foto - mi infomò aggiungendo - Me l'aveva dato un mio compagno di classe.
- Giura !
- Sì, sì, in una scuola privata come la mia ci sono dei tizi che sono stati bocciati quattro, cinque volte. Quasi tutti con il motorino, altri con la ragazza...
- E ti trovi bene ?
- Meglio di prima senz'altro. E tu ? Hai poi cambiato sezione ?
Annuii.- Quest'anno siamo in quattro di ripetenti che abbiamo cambiato.
- Dove ti hanno messo ?
- Nella effe.
- E' mista no ? - chiese da vero esperto della Scuola Media Statale.
- Sì, ma a parte due con la puzza sotto il naso, le altre ragazze sono tutte delle buffe. I maschi perlomeno rompono di meno, adesso non devo fare a pugni un giorno sì e l'altro anche, in quanto ai proff. ... beh, sai com'è loro sono proff.
- Dove sono io non rompono poi tanto. Mio padre dice che in una scuola privata l'importante è pagare, mica studiare.
Un motorino ci passò davanti scalando le marce.
- Bello il "Corsarino"- commentai.
- Meglio l'Aspes
- Dici ?
- Senz'altro. Ce l'ha un tipo in classe mia e tira di brutto. Inoltre attira le fighe come mosche sul miele.
- Beato lui.
- Oh, se è per questo io la prossima settimana faccio i tredici, dopo ho ancora una anno e una bella moto non me la leva nessuno.
- E tuo padre ? Cosa dice ?
- Mio padre ? - chiese sinceramente stupito. - Lui gira per il suo lavoro, non dice niente, paga e basta, come ha sempre fatto.
- Sì, ma un conto è un gioco e un conto una moto.
- Perchè ? Per lui l'importante è che non rompa i coglioni le poche volte che è a casa.
Stavo contando le rare volte che avevo visto il suo genitore nonostante l'assidua frequentazione della casa, quando Massimo cambiò improvvisamente discorso.
- Ah, senti. Quando dò la festa, è logico che sei invitato, però...
- Però ?
- Quest'anno niente bambinate. Verranno dei miei compagni più grandi balleremo. Una cosa seria insomma. Tu sai come si balla un lento ?
- Un lento ?
- Sì, è facile. Guarda tu prendi la ragazza così. - spiegò stringendo una ipotetica dama - Muovi un piede, poi l'altro praticamente rimanendo fermo dove sei.
- Mi sembra un ballo abbastanza del cazzo.
- Infatti. Il ballo è del cazzo, però ti permette di concludere.
Andò avanti con la spiegazione sotto il mio sguardo sempre più attento.
- Stringi un po' i fianchi, ti metti guancia contro guancia e stringi ancora un poco. Se rimane ferma in quella posizione allora colpisci.
Vide il mio sguardo un po' perplesso e chiarì : - La fiocchi.
- E' una cosa sicura ?
- S', male che và cambi ragazza.
Dovevo avere fatto una faccia un po' perplessa perchè chiese bruscamente - Se non te la senti dillo !
- Scherzi ? - esclamai risentito - E' che ... boh ? da quando mi hanno messo nella mista le fighe mi sembrano tutte degli Ufo.
- Dillo a me che vivo da quasi tredici anni con una sorella maggiore! e le tette che non crescono abbastanza, e i ritagli su Battisti, e il diario che se lo leggi scoppia la guerra mondiale...
Meditammo un poco poi tornò a chiedere.
- Allora ? te la senti o no ?
- Cazzo se me la sento - risposi con enfasi ecessiva - Il mese scorso ho compiuto dodici anni, mica sono più un cinno eh !
Stringendo leggermente i larghi fianchi della ragazza, cercai un minimo di contatto tra le nostre acnoidi guancie. Non diede segno di notare la mia manovra, continuando nel suo fissare il ragazzone biondo attualmente impegnato in una simil conferenza sul motocross.
" Sei uomini e tre donne- pensai - e la più ranza è qui, tra le mie braccia."
Un vago senso di nausea a causa del suo profumo troppo dolciastro crebbe piano piano ma lo repressi tentando un consolidamento della presa.
Questa volta mi scostò leggermente sospirando:
- Scusa, ti dispiace se respiro un poco ?
- Prego.- risposi pensando che, se non altro, si era finalmente accorta della mia presenza.
Massimo fece il suo ingresso reggendo trionfalmente una bottiglia di "Fanta" vuota.
- Facciamo il gioco della bottiglia ? - propose tra l'approvazione generale.
Con reciproco sollievo mi separai dalla compagna di ballo e sedetti in cerchio con gli altri.
La sproporzione numerica tra i due sessi, rendeva però la questione piuttosto frustrante, ed ero molto più interessato alla ciotola dei pop-corn che allo svolgimento del gioco, quando il collo del vetro mi puntò direttamente.
- Preferisci il bacio che avevo indicato oppure un pugno sulla spalla ?
chiese il biondo con ironia.
Incassato il cazzotto come necessario viatico ad un prossimo, misterioso piacere, feci rotare la bottiglia dichiarando: - Fiocco ! detto anche bacio alla francese.
L'infame contenitore girò su se stesso e quando infine si fermò, la Titti Venturoli, una delle ragazze più carine del quartiere, fu la prescelta dalla sorte.
- Cazzo che culo!- sottolineò il biondo.
Qualcuno spense le luci.
" Devo aprire labocca. Metterla sopra la sua, no... sotto...- ripassai mentalmente mentre la ragazza e il panico si avvicinavano.
Sentii le sue tette contro il petto e cercai di abbandonarni alla morbidezza del suo golfino e alle braccia sul collo.
Piacevole senz'altro, ma nulla di più. E stavo già chiedendomi dove stesse di casa tutto quel piacere che si sarebbe dovuto provare, quando lei si scostò bruscamente.
- Non ci mette la lingua !- annunciò più stupita che indignata.
Le luci furono riaccese, sbattei un poco le ciglia infastidito, e vidi le espressioni beffarde intorno a me. Tentai di darmi un'aria disinvolta.
- Ah! ecco cosa ci voleva, me ne ero dimenticato.- e immediatamente pensai che, con potevo figurare come esempio in un manuale di cretinisia perfetta.
- Massimo !- urlò il biondo- perchè non gli hai dato qualche bella ripetizione pratica prima di invitarlo ?
Il padrone di casa rispose allo sfottò con una risatina nervosa incenerendomi, nel contempo, con lo sguardo.
Trascorsi il resto della serata fantasticando il rogo del motorino del biondo e cercando di seppelire l'improvvisa freddezza di Massimoni sotto Kili di patatine e litri di Coca-cola.
Nel corso della notte mia madre mi raggiunse in bagno dove, chino sul water, stavo rimettendo i risultati del mio primo, deludente contatto con l'altra metà del cielo.
IV
Dario si chinò sfiorando con il naso il cilindro del motore, si girò verso la finestra del piano rialzato e chiese:
- Quanto fa ? Gli ottanta ?
- Con il carburatore che gli ho messo io, sì.- puntualizzò il ragazzo appoggiato al davanzale
L'altro annuì, diede un'altra occhiata al motorino e commentò:
- Acceleratore Tomaselli.
- Il migliore.- commentò un Massimo tutto costretto tra l'infisso della finestra e le ampie spalle del suo amico.
Sfiorai il sebatoio color celeste metalizzato.
- Esce così ?
- Nooo, l'ha messo su lui.- rispose ancora Massimo con evidente soddisfazione. - Non è figo ?
- Non male.- concessi.
Guardai il proprietario di quella meraviglia a due ruote:
- Che sigarette fumi ?
- Marlboro Oro. Ne vuoi una ?
- Il pacchetto. Vuoto però. Cioè, io faccio collezione di pacchetti, non fumo.- mi sentii in dovere di spiegare.
Tirò fuori una sigaretta dalla scatola, se la posizionò dietro l'orecchio, come un salumiere con la biro e si allungò nel porgermi il pacchetto.
- Tieni.
- Grazie.- risposi prendendo l'oggetto. - Ma poi giri così ?
Si diede un colpetto gaio sull'orecchia.
- Non và mica a male.
- Ha altri due pacchetti nel borsello.- spiegò un Massimo sempre più contento.
Il tizio lanciò la cicca,oramai al termine, in una parabola che si concluse in strada.
- E' meglio che andiamo a finire quelle equazioni, che se fossero pezzi di motore a quest'ora sarebbero già a posto.
Scomparirono all'interno della stanza e Dario e io riprendemmo il nostro ciondolare per la strada.
- Oh! Ma quanti anni avrà quello là?
- Boh ? Quindici, sedici.- risposi distrattamente lanciando il pacchetto in alto e riprendendolo al volo.
- John Fultz a rimbalzo ! - urlò l'amico cercando di intercettare la scatola.
Tirai una gomitata ma una spinta mi sbilanciò , Dario si lanciò al recupero del prezioso pacchetto, mi afferrai alla sua maglia tirandolo indietro ma lui riuscì a colpirlo con la punta della scarpa .
- NO ! - urlai, ma preso dall'euforia riuscì a scalcarlo una seconda volta mandandolo a rimbalzare contro il muro.
- Dio bono! si rompe !
Si chetò di colpo pur continuando a ridere e riuscii a raccogliere il prezioso oggetto.
- Ecco. Si è rovinato.- commentai indicando un punto del cartone che si era scollato. - Sei contento? sei felice adesso?
- Ma dai che non si è fatto un cazzo!
- Invece si è rotto! Mancava dalla mia collezione, me lo hanno dato e TU l'hai rotto.
- Te ne darà un altro, ha detto che ne aveva.
- Lui fuma per dare i pacchetti vuoti a me.
- Dù maròn! Per un pacchetto di sigarette poi. Neanche fosse una figa.!
Restammo muti e incazzati, io a fissare il pacchetto, lui a fissarsi le scarpe.
- Ce le hai le Amadis?- chiese bruscamente.- Le fuma mio babbo.
- Con o senza filtro?- chiesi senza guardarlo.
- Credo con.- rispose senza troppa convinzione.
- Ci guarderò.
Fece per dire qualchecosa poi ci rinunciò allontanandosi di qualche passo, pensieroso.
- Vai di sinistro!- urlai improvvisamente lanciandogli il pacchetto. Colto di sorpresa reagì d'istinto respingendolo con una mano, calciai al volo mandando quello che era diventato un cartoncino informe in mezzo alla strada.
- Cazzo fai?.- chiese preplesso.
Alzai le spalle. - Era poi solo uno stupido pacchetto.
- Ma ti mancava.
- Anche le Amadis mi mancano. E poi se hanno il filtro sono pregiatissime.
- ?
- Le Amadis con filtro non esistono, coglione!- conclusi ridendo
- Fanculo, e io che pensavo già a come truccare il pacchetto.
Il rumore del motore aumentò di intensità alzandosi di giri, quando pareva fosse oramai sul punto di scoppiare il cambio di marcia lo riportò a livelli quasi sopportabili. Massimo ci sfrecciò davanti alzando solo un poco il mento in risposta al nostro saluto.
Piero lo seguì con lo sguardo commentando:
- Spero che sbielli.
- Un Zundapp non sbiella mai.
- Se è una testa di cazzo quella che lo guida sbiella qualsiasi moto.
Ci accomodammo sul gradino di un portone.
- Ti stà un po' su Massimo eh? - chiesi
- Sembra Marlon Brando !
- Dai, un po' sbruffone lo è sempre stato.
- Cazzo, con la pilla che ha suo padre ! Tutti i giochi più belli li aveva lui, solo che prima era solo sbruffone adesso è anche testa di cazzo.
- E' diventato così da quando esce con quelli della sua classe.
- Teste di cazzo anche loro.
- Ma l'hai notato ? - continuò - Tutto fighetto con le scarpine a punta... io vado alle feste, io ho la figa... Ma che cazzo vuoi avere? Va là !
- Beh, magari con la moto è più facile avere la ragazza.
- Come guida lui è più facile che si faccia un pullone.
- Sai che dove vado a stare io c'è un vialone che sembra fatto apposta per farci le riprese con le moto. Però non so' se me la comprano.
- Perchè? Non fai i quattordici?
- Sì, ma mio padre dice che i soldi gli servono per la casa nuova...
- Allora...- iniziò dopo qualche minuto di meditazione- L'hai poi vista?
- Che cosa ?
- La casa nuova.
- Ah! Si vedono solo un fottio di grù. Sono palazzi altissimo e con un casino di prati intorno.
- Dove è?
- A San e qualcosa
- San Donato?
-No, inizia per elle.
- San Lazzaro? Sì, cioè sempre a Bologna ma vicino a quel posto lì.
- Cazzo! E' in là da matti.
- Sì, è il là- convenni
- Allora non ci vedremo più.
- Cazzo dici ?C'è la scuola, la bici...
- A scuola hai l'esame e poi vai alle superiori, e con la bici non stai a venire da là fino a qua.
- Guarda che non ho più la Graziella, la mia è una bici seria.
- Anche la Graziella era una bici seria, eri tu che eri mongolo.
- Oh parla il drago!
- Io non mi sono mai imbussato nel passo carraio.
- Io mi imbussai perchè mentre facevo l'impennata mi si staccò il manubrio. Colpa della bici.
- See! Da San Lazzaro a qua è meglio che ci vieni in ambulanza.
- Allora vieni tu. Ci sono un sacco di prati e nussun gufo che rompre i coglioni.
- Senza gufo non c'è gusto. Poi troverai altri amici, altri giochi...
- Che due palle Piero! Solo perchè uno và a stare da un'altra parte!
- E' che non ho capito perchè non puoi stare quà.
- Beh, è una casa nuova... c'è il riscaldamento... due bagni...
- Cagate così tanto in casa vostra.?
- Vaffanculo Piero. Vorrà dire che quando dovrai pisciare ti verrò a prendere in moto e ti porterò a casa mia. Magari là è anche pieno di ragazze.
Lui annuì distrattamente, con il mento appoggiato sui pugni e lo sguardo perso nel cemento che ci stava intorno. Quasi non lo udii quando mormorò:
- La moto non te la compreranno mai. E io e te non vedremo mai più.
V
Capovolsi il mondo toccando, con la punta delle scarpe, l'erba dietro la mia testa.
- Pensa vedere il mondo sempre alla rovescia- dissi con la voce un poco congestionata - Non solo le cose, anche tutte le impressioni, i caratteri... tutto.
- Andrebbe a finire che ti chiederesti cosa si vede mettendosi alla dritta.
Tornai in posizione orrizontale rizzando il busto.
- Ehi!- sbuffai - Che sballo tirarsi sù di colpo!
- E' il posto che è uno sballo- commentò Roberta giocando con le dita del piede.- Peccato che ci voglia una vita ad arrivarci.
- Aspetta che prendo la patente.
- See! Non sai guidare nemmeno un Ciao!
- Guarda sbarba che quando avevo undici anni io scorazzavo con mio cugino sul Mosquito di suo fratello.
- Gran centauro. E poi ?
- Poi una sega, lui se ne accorse e ci gonfiò di botte.
- Dopo non hai più preso una moto?
- No. Credevo che i miei me la regalassaro quando ci trasferimmo, invece a quindici anni giravo in autobus e mi dissi che era meglio aspettare i sedici così mi sarei comperato un 125. Hai presente il Benelli 125?
- Bello
- Sì, bello e costoso. Presi una serie di depliant e riviste e intomellai mio padre per un paio di mesi. Alla fine lui fece una botta di conti e saltò fuori che si poteva permettere giusto un College o uno stereo. Scelsi lo stereo e continuai a girare in bus.
- Beh, il tuo stereo non è malvagio.
- No, però ero convinto che con la moto potevo anche farmi la ragazza, con lo stereo no.
- Sai che mi stai un po' sul cazzo quando parli così?- disse lei in tono di rimprovero. - Mica tutte le ragazze vanno dietro a quelli con la moto.
- Vabbè, il tuo ragazzo ha la macchina!
- Ha solo la patente.- puntualizzò - E ci stò insieme non per questo, ma perchè... così.
- Ok, ammetto che è un discorso stronzo.- concessi - Resta il fatto che sono senza ragazza.
- Ma se hai un sacco di amiche!
-Sì, ma sono solo amiche.
- Perchè non ti schiodi. Scusa di che cosa hai paura ? Al massimo ti dicono di no.
- E' che... insomma, si parla, si stà bene insieme e poi iniziano a raccontarmi le loro storie, i loro amori infelici...
- Con te si parla bene.- disse lei seria.
- Non mi riferivo a te. Visti i precedenti è più probabile che venga sfogarsi un tuo ex- conclòusi con un sorriso malizioso.
- Ah, ma oggi siamo proprio sfigati ! - esclamò - Prima la moto poi i miei maschietti... vaffanculo.
Ridendo mi spinse la spalla con il piese facendomi perdere l'equilibrio. Strappai una manciata d'erba e la tirai verso di lei. Immediatamente iniziò una battaglia furibonda poi, di colpo scattai per bloccale le braccia.
- Il solletico non vale.- urlò
- Vale SOLO il solletico.
- Ma lo temi anche tu sai?
Con un sottofondo di risatine isteriche continuammo a giocare fino a che il respiro si fece più afannoso e cresceva in me la voglia di abbandonarmi alla sua scherzosa violenza.
Infine me la trovai seduta sul bacino che mi teneva fermi i polsi contro l'erba.
- Bloccato.- annunciò contenta.
Ora mi sentivo come se avessi un po' bevuto, con un sottile senso di vertigine e la sensazione che ,se avessi aperto bocca, avrei detto una colossale cazzata.
- Ho un'arma segreta.- annunciai inarcando un poco i fianchi.
Immediatamente mi diedi del deficente, ma lei rise lo stesso continuando a tenermi bloccato.
- Veramente non hai mai baciato una ragazza?
I suoi ricci mi solleticavano piacevolmente il collo e mi sembrava che tutti i suoni si fossero smorzati ad ecezzione della sua voce.
- Banale dimenticanza di gioventù.
Rise ancora scuotendo il capo.
- E se avessi voglia di colmare questa lacuna ? Posso?
Non attese la mia risposta e io mi sentii andare sott'acqua mentre assaporavo il gusto di liquerizia che aveva sulla lingua.
Dopo un tempo che per me era valutabile in anni, si staccò dolcemente sorridendomi.
- Non aveva tutti i torti.- mormorai.
- Chi ?
- Un mio vecchio amico, diceva che era più semplice farlo che spiegarlo.
- Allora fallo di nuovo.- sussurò.

Nessun commento: