domenica 17 giugno 2007

INTIMO

- Anche tu ce l'hai. . .
Bastò quella frase per uccidermi.
Fu una sera di un mese imprecisato, comunque tendente ad una estate.
Fu una sera di un anno imprecisato , comunque tendente ad una rivoluzione.
Un accanimento terapeutico di quelli che non ci credi che la ragione non possa, alfine, trionfare. Di quelle corse, al 90° per il goal del pareggio.
"Sarò io l'Eroe se il mondo non è capace di darmi un eroe vero." Ma una vita non è una gara di balloncesto con un eroe che tira da tre ad un secondo dalla fine.
La vita è solo… una vita.
Così ci fù un cinema, scelto per stanchezza più che per speranza.
Un cinema parrocchiale dislocato, tra l'altro, in un percorso che già mi parlava di una nuova vita che, per quanto agognata, pareva già dolorosa più del previsto. Un cinema parrocchiale con sedie, all'aperto scomode, dure, legnose. Gli occhi degli spettatori, correvano tra lo schermo e un cielo su cui si accavalavono nubi che scomparivano per lasciare poi il posto ad una luna invadente. E l'afa estiva rimaneva turbata da improvvisi lampi di vento, araldi di un temporale annunciato e che non scoppiava mai. Come temporale annunciato era la mia eccessiva premura che lei avesse freddo, e il suo sbrigativo diniego. E mentre le immagini di quel film romantico, scorrevano sullo schermo all'aperto, volevo amarla, lo volevo veramente come amava il protagonista del film. Ma solo dopo aver finiti i pop corn riuscii a prenderle la mano, senza la consapevolezza di un gesto desueto e che , oramai, non era più parte di noi.
It's too late sentii alle mie orecchie sorde, fino a che non staccai la mia mano dalla sua , come una resa perché lei no, non era la mia amante e né la mia amata.
Era soltanto mia moglie e la madre di mia figlia. Mi accesi una sigaretta infrangendo uno dei miei tanti riti compenetrandomi in quella grande amore che scorreva sullo schermo.
Lei fece i miei stessi gesti.
Chissà se pensavamo alla stessa storia ?
Chissà se avevamo il medesimo paziente, inglese o no ?
Poi, un po' di casa sua ancora nostra. E il mio bicchiere sempre vuoto e subito sempre pieno. Tra gli oggetti comuni, conosciuti, odori e colori fino al letto.
Ci tenevamo ancora per mano quando lo scegliemmo quel letto.
Considerammo il costo e la comodità e l'estetica. In quel letto leggevo con la bajour coperta da un foulard, mentre lei dormiva. In quel letto giocavo con mia figlia, trasformando due materassi in una zattera a zonzo nell' Oceano.
In quel letto , una volta, succedeva tutto questo.
Ora, con la nuca che ritrovava automaticamente la medesima posizione sul cuscino, vedevo solo il buco nell'armadio dove il mio pugno era entrato per non prendere, in un sussulto di razionalità, il suo naso. E scorreva lo sguardo, sulle ante che racchiudevano i vuoti dei miei vestiti che lei aveva stirato e lavato per anni, fino alla finestra dove, poche settimane prima aveva singhiozzato tre parole soltanto: - Ma io ti amo.
Ancora allora pensai It's too late, quando hai avuto quindici anni per dirmelo.
Sono stato sordo io oppure…
E nel dubbio mi annegai nelle sue braccia. E il tradimento è questioni di proporzioni che se allunghi una mano per stringere un seno, trovi una scapola. E la tua lingua compie un giro più lungo su un ventre che, scopri, è sconosciuto anche se ha dormito con te per anni e anni. Dormii poi con lo sfinimento di quel sesso dove ti riprendi quelle cose che ti sei lasciato dietro per anni. Più che un appagamento d'amore, fu forse una rivalsa, ingenerosa ma reale. Entrando nell' oblio temporaneo che tanto desideravo, l'ultimo pensiero non fù per chi mi dormiva accanto, ma per un'altra persona a cui chiesi perdono per averci provato una ultima volta.
Se la sera ebbe una scusa alcolica, non così il mattino, ora settembrina di ripensamenti e di alternative non praticate. Nascosto dietro ad una sigaretta fumante, annullai la tentazione di aggiustare il sciaquone, lasciando vagare lo sguardo su quegli oggetti del bagno comperati , trasportati e montati da me riprovando la stessa sensazione di intruso, vissuta nei bagni diversi delle mie amanti.
Mi riscossi affidandomi ad abitudini che, presto, non sarebbero stati più mie.
La cucina, il mangiare del gatto che si strusciava contro le caviglie, uno sguardo alle rose là in terrazza…
Mi prese mentre ero seduto al tavolo, nel mio solito posto, con caffè e sigaretta.
Arrivò nuda e un po' goffa, allungò un dito e mi toccò là, dove la gola si unisce allo sterno.
- anche tu ce l'hai. . .- disse come una bambina troppo timida indicando una specie di fossetta che avevo in quel punto.
Era una citazione del film della sera prima, una genialità di chi aveva scritto una grande storia d'amore di altri tempi.
Non mossi un muscolo aspettando di sentire i suoi piedi nudi che si dirigevano verso il bagno.
Solo allora lo sguardo focalizzò i miei amati LP sullo scaffale e "station to station" e risentii David Bowie che cantava " its' too late".
Solo allora, sentendo la porta del bagno che si chiudeva, pensai ai miei ultimi quindici anni, alle ciotole del gatto che riempivo ogni mattina, alle risate di mia figlia.
" its' too late".
Solo allora pensai alle mie valigie già piene.
" its' too late".
Solo allora concessi alle lacrime di scendere dagli occhi.

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